Esempio di virtù o pericolosa semplificazione?

14.01.2025

Silvio Garattini, noto farmacologo e fondatore dell'Istituto Mario Negri, ha dichiarato con orgoglio di non aver assunto antibiotici negli ultimi quarant'anni. Una presa di posizione che, per quanto personale, risulta essere stata interpretata da alcuni come una sorta di monito pubblico contro l'uso dei farmaci. "Non bisogna prendere farmaci, e io li ho sempre evitati," sembra essere la sintesi del suo pensiero, ripetuto con insistenza negli anni. Ma davvero queste affermazioni rappresentano un modello virtuoso? O rischiano, al contrario, di alimentare pericolosi fraintendimenti?

È importante sottolineare che poter affermare di non aver assunto antibiotici per quattro decenni è un privilegio, non una regola universale. La maggior parte delle persone non ha il lusso di evitare le infezioni o le complicazioni mediche che rendono gli antibiotici una risorsa salvavita. Non si tratta di "debolezza" o "mancanza di disciplina", ma semplicemente della realtà biologica e sociale in cui viviamo: un sistema immunitario non è invincibile e, in molte situazioni, le infezioni non possono essere gestite solo con "stili di vita sani".

Garattini è una figura di spicco della farmacologia, e le sue parole inevitabilmente influenzano il dibattito pubblico. Tuttavia le sue dichiarazioni rischiano di suggerire implicitamente che chi fa uso di farmaci sia colpevole di negligenza o di scarsa attenzione alla propria salute. Questo tipo di narrazione è non solo fuorviante, ma profondamente ingiusta. Nel suo discorso sembra mancare un riconoscimento adeguato del ruolo cruciale che gli antibiotici hanno avuto nella storia della medicina. Prima della loro scoperta, infezioni oggi banali come un'otite o una ferita infetta potevano portare alla morte. È vero che l'antibiotico-resistenza è una delle maggiori minacce per la salute globale, ma il problema non è l'uso "necessario" di antibiotici, bensì l'abuso o l'uso improprio di questi farmaci, spesso senza prescrizione medica. Confondere il problema dell'antibiotico-resistenza con un generico "non dobbiamo prendere farmaci" rischia di oscurare questa distinzione fondamentale.

Viviamo in un'epoca in cui la fiducia nella scienza e nella medicina è spesso minacciata da movimenti che promuovono pseudoscienza, cure alternative non comprovate e diffidenza nei confronti dei farmaci. Affermazioni come quelle di Garattini rischiano di essere strumentalizzate da chi rifiuta le terapie farmacologiche necessarie, alimentando un clima già pericolosamente scettico nei confronti della medicina.

Non è la prima volta che Garattini si esprime in modo drastico su temi complessi. Il suo monito contro il consumo di farmaci può essere letto come un invito a non abusarne, ma è necessario bilanciare questa posizione con un messaggio chiaro: i farmaci, se usati correttamente, salvano vite. E non c'è nulla di cui vantarsi nell'aver evitato un antibiotico, se l'alternativa sarebbe stata una grave infezione non trattata.

Garattini è senza dubbio una figura di grande autorevolezza, ma con questa autorevolezza viene anche una grande responsabilità nella comunicazione. Dichiarazioni come queste, se non contestualizzate adeguatamente, rischiano di essere male interpretate o, peggio, di diventare uno strumento per chi vuole screditare la medicina moderna.

Piuttosto che vantarsi di non aver preso antibiotici per quarant'anni, sarebbe forse più utile concentrarsi sull'educazione al loro uso responsabile, sulla necessità di rispettare le prescrizioni mediche e sull'importanza di combattere l'antibiotico-resistenza attraverso la ricerca e la prevenzione. Quello sì, sarebbe un messaggio utile e virtuoso per la collettività.